Cinghiali. Selleri: "Farmaci contraccettivi e recinzioni aree verdi l'alternativa ai fucil
Esite una clinica medico veterinaria, nel cuore di Roma, dove gli animali "non convenzionali", specie selvatiche tra le quali figurano anche i suidi, vengono accolti, curati da ferite o mutilazioni, e rimessi in libertà.
Una struttura poco conosciuta, unica in Italia, che ha capovolto e confutato un'imperante visione medioevale: quella secondo la quale il cinghiale è una creatura sinistra, spietata, assetata, al pari di un pericoloso serial killer che uccide soltanto per il gusto di farlo, di sangue umano.
Responsabile della struttura di eccellenza è Paolo Selleri, medico veterinario specializzato in animali esotici e specie selvatiche, che da anni si occupa di suidi e conosce natura e peculiarità etologiche di una specie, erroneamente, considerata pericolosa per l'uomo.
Raggiunto telefonicamente, Selleri, che vanta una lunga esperienza in alcune delle più prestigiose università degli Stati Uniti d'America, traccia un quadro comportamentale esaustivo e chiarificatore dei cinghiali, sfatando miti e leggende: "Esistono milioni di luoghi comuni intorno ai suidi – premette il veterinario – dicerie prive di fondamento. I cinghiali sono creature solitarie, dall'indole pacifica e paurosa, che difficilmente attaccanno l'uomo: le aggressioni, in natura, rappresentano un caso rarissimo. I suidi, è bene ricordarlo, non attaccano mai per primi ed evitano accuratamente ogni contatto con l'uomo; la loro prima reazione laddove se ne trovino uno di fronte è quella di darsi velocemente alla fuga".
Casi limite, dalla casistica inconsistente, che vengono abilmente enfatizzati e manipolati da certa politica, spesso per una manciata di voti, e da alcuni settori dell'opinione pubblica: "Solo nell'ipotesi in cui un cinghiale si trovi braccato dall'uomo, sia cioè privato di ogni possibile via di fuga, caricherà il suo inseguitore. Così come un'esemplare femmina caricherà un cacciatore, coi cani al seguito, che minacci la propria vita e quella dei suoi cuccioli. Ora mi chiedo – si interroga Selleri - vogliamo privare questi animali anche del sacrosanto diritto a difendersi? Cavalcare in casi come questo l'onda emotiva, circostanza che puntualmente si accompagna alla mancata conoscenza etologica di questi animali, è dannoso, insensato e pericoloso".
Tutti ingredienti che hanno caratterizzato l'episodio di Cefalù, in provincia di Palermo, quando nell'agosto del 2015 un uomo, probabilmente un bracconiere, si è addentrato nei boschi ed è stato aggredito e ucciso, insieme al proprio cane, da un'esemplare femmina di cinghiale che in quell'area allevava in propri cuccioli.
Un fatto che in Sicilia, terra di emergenze vere, presunte o create ad arte, ha scatenato la psicosi cinghiale, il richiamo alle armi e a misure straordinarie. Grazie a un provvedimento del governatore, Rosario Crocetta, ai sindaci siciliani sul tema suidi è stata concessa carta bianca; una mossa pilatiana che si è tradotta con l'emanazione, come nel caso del comune di Castelbuono, di ordinanze "contingibili e urgenti" che hanno previsto l'abbattimento dei suidi.
Un provvedimento lacunoso, pretestuoso e privo di riscontri oggettivi, quello del Primo cittadino del centro delle Madonie, contro il quale Legambiente ed Enpa hanno presentato ricorso al Prefetto di Palermo.
"Dobbiamo sradicare dalla mente l'idea che una specie animale diversa dalla nostra rappresenti un nemico che debba essere ucciso, eliminato – prosegue al telefono il direttore della clinica veterinaria di Roma - se un essere vivente fa parte di questo creato esiste una ragione che garantisce la sopravvivenza complessiva nostro ecosistema. Dobbiamo accettare questa biodiversità, se vogliamo dare un'opportunità di sopravvivenza a noi stessi e a questo pianeta – ammonisce Selleri - il ricorso alle armi, alla caccia, all'abbattimento è inutile ed ha un unico intento: quello di favorire cacciatori e bracconieri, assicurando a certi politici il loro sostegno durante la campagna elettorale".
Panico e timori manipolati ad arte alimentano così una caccia alle streghe che si nutre di ignoranza, opportunismo e connivenze, che astutamente glissano sull'esistenza di metodi non cruenti in grado di contenere la popolazione dei suidi, laddove si riscontri un realistico sovrannumero dei capi, come l'utilizzo di efficaci metodi contraccettivi.
"Si tratta di una soluzione praticata da decenni e con successo negli Usa per gestire i grandi erbivori selvatici; scelta che anche il Comune di Roma si appresta ad adottare. Stiamo parlando di vere e proprie vaccinazioni anti-fertilità – spiega l'esperto - praticate attraverso una terapia ormonale, che sarà possibile inoculare a distanza. Una sola somministrazione consente di sterilizzare un cinghiale per un lasso di tempo che oscilla tra i 3 e 5 anni, senza sparare un solo proiettile, senza uccidere nessuno".
Tra le azioni complementari, anche la realizzazione di apposite recinzioni che delimitino le aree verdi dove vivono gli ungulati, allo scopo di prevenirne la comparsa in aree abitate. Misure il cui successo è subordinato ad un'unica e sola condizione: quella che si ponga un freno alla cementificazione di ogni centimetro di bosco e di campagna.
"Privando le specie selvatiche di porzioni di habitat naturale si rende inevitabile il contatto tra uomo e cinghiale. Spinti dalla mancanza di terre e cibo, che i boschi forniscono loro, i cinghiali sono costretti a inoltrarsi nei centri abitati delle aree periferiche, aree che prima dell'ennesima colata di cemento erano bosco, cioè la loro casa".
Senso di responsabilità e una riflessione matura sulla gestione degli animali selvatici, che non insegua la bandiera dell'emergenza e nel nome di questa, sopratutto in una terra come quella siciliana nella quale è capillarmente diffusa la presenza della zoomafia, consenta ai cacciatori di imbracciare i fucili: gli interessi di questi ultimi sono in evidente in contrasto con l'adozione di soluzioni non cruente e lungo termine.
Emma De Maria