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Se non sei un umano, non puoi vivere. Uccisi i cinghiali a forte Ogliastri


Molti finalmente dormiranno sogni tranquilli: i mostri, adesso, non ci sono più. Li hanno uccisi, tutti, senza il minimo scrupolo o sentimento di pietà, perché in fondo, come pensano in tanti, troppi, si tratta soltanto di animali.

Non possono esserci sentimenti, quando si nasce animale, non si può provare dolore, paura, sofferenza, gioia. Gli animali non nascono come noi, nelle loro vene non scorre sangue rosso, non respirano la stessa aria, non guardano lo stesso cielo. A un animale non è concesso di avere fame, di cercare cibo, di difendere la propria vita, il proprio territorio, i propri figli.

Un animale non è un umano e la sua vita, pertanto, vale meno, sopratutto se quell’animale è un cinghiale.

E la mano dell’uomo, che però è anch’egli un animale, perché di questo mondo è solo una delle tante milioni di razze che alla specie animale appartengono, codardamente e subdolamente è entrata in azione in un’area a protezione speciale, come quella di forte Ogliastri, senza alcuna autorizzazione e nel silenzio generale delle istituzioni e delle associazioni animaliste e protezionistiche locali.

Ad essere uccise, perché bollate come pericolose assassine, due giovani madri con i loro quattro cuccioli. La loro infamante colpa: la ricerca di cibo. Un delitto che è costato loro la vita.

L’incauta pubblicazione di un video su facebook, che mostrava un gruppo di docili cinghiali cibarsi vicino a una colonia felina protetta, per poi tornare velocemente nei boschi, è stato l’inizio della loro fine. Da giorni, di loro, fino a poco tempo prima assidui frequentatori dell’area, non si sa più nulla, mentre, parallelamente, ha avuto fine l’invadente presenza di “curiosi” che, ogni giorno e ad ogni ora, facevano la propria comparsa in zona Tremonti.

E così, si è messo in moto un meccanismo perverso scandito dall’allarmismo infondato dei mezzi d’informazione locali, dalla mobilitazione spropositata della politica messinese, disposta a tutto pur di godere di un attimo di visibilità, e dalla sadica, crudele ignoranza e stupidità del popolo del web.

Invasione, pericolo, allarme, sono stati questi i termini più gettonati: sventolando in ogni sede e in ogni luogo lo spauracchio di quanto accaduto a Cefalù, quando un uomo nei boschi con il proprio cane, tenuto libero e non al guinzaglio, come prevede la normativa vigente, è stato attaccato da un esemplare femmina di cinghiale che ha difeso dal pericolo di propri cuccioli.

Perché, se non sei un umano, non hai diritto di difendere i propri figli di fronte a un pericolo. Se una donna che difende il proprio bambino da un’aggressione è un’eroina, una madre che appartiene a una specie diversa da quella umana, invece, è un’assassina spietata che va eliminata.

Gli uomini inquinano mari, laghi e fiumi, distruggono e devastano foreste, boschi e campagne, massacrano ogni giorno centinaia di esseri viventi, eppure, per questa specie che si crede padrone del mondo, il più grande pericolo è rappresentato da quelle creature che questo mondo, invece, lo rispettano.

E il pretestuoso “caso” messinese, si inquadra perfettamente all’interno di questa patetica forma mentale. Nessun incidente, nessuna aggressione, nessun contatto: niente. Eppure, improvvisati etologi, ambientalisti dell’ultima ora, qualunquisti e tuttologi hanno deciso, confrontandosi sulla piazza virtuale di facebook: quei cinghiali andavano uccisi.

Non sarà sembrato vero ai cacciatori, ma sopratutto ai bracconieri, poter tornare a imbracciare le proprie armi di morte, per poi porgersi sulla piazza cittadina come custodi della pubblica incolumità e gendarmi della sicurezza di vie e strade.

Perché, se non sei un umano, la tua casa, i territori nei quali sei nato e cresciuto, boschi e campagne, possono essere rasi al suolo per fare posto a colate di cemento, a complessi abitativi e super strade. Inpensabile tentare di fare ritorno in quei luoghi, perché, se non sei un umano, sarai considerato come un invasore da eliminare.

Agli spari, nella notte dei giorni scorsi, troppo plateali per chi desidera agire indisturbato, è seguito un assordante silenzio: i mostri, adesso, non ci sono più. E così, cala il sipario. L’informazione tornerà ad occuparsi di degrado, immondizia, abusivismo e ambulantato; la politica troverà nuovi terreni di visibilità, mentre le istituzioni tireranno un respiro di sollievo, e il web riprenderà il cicaleccio di sempre.

Nessuno adesso busserà di notte alle nostre porte per ucciderci, rapire i nostri figli, turbare i nostri sogni o privarci della libertà: nessuno, tranne l’uomo.

Emma De Maria

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