Cinghiali uccisi a Castelbuono. Il sindaco esulta e mostra le foto dei corpi straziati
Probabilmente sentiva già l’odore d’incenso ammantare l’aria e certamente immaginava sé stesso osannato, celebrato come un eroe epico.
Un liberatore, insomma, con tanto di corona di alloro posta sul capo, al pari di un cesare romano, portato in trionfo di ritorno da una cruenta campagna militare condotta, sino all’ultimo sangue, contro un nemico feroce e spietato.
Era così sicuro di ottenere il plauso popolare e il consenso del web, Antonio Tumminello, sindaco di Castelbuono, da non esitare un solo istante a mostare sul proprio profilo facebook gli effetti prodigiosi del provvedimento con il quale, lo scorso 3 marzo, ha decretato la morte indistinta dei facinorosi suidi; creature sinistre e pericolose che popolano i boschi delle Madonie.
E così, dallo scorso mercoledì mattina sul noto social network campeggiano le immagini cruente di quattro cinghiali uccisi nel corso di una prima battutta di caccia, autorizzata dall’ordinanza “contingibile e urgente” emanata dal Primo cittadino.
I corpi dei suidi, intorno a loro evidenti tracce di sangue, sono esposti come trofei e giacciono ai piedi di un gruppetto di piccoli uomini sorridenti: i loro assassini.
Sì, perché chi toglie la vita a un altro essere vivente è un assassino, punto. Non ci sono sinonimi, non ci sono variabili, non esistono interpretazioni e nemmeno attenuanti.
Orgoglioso e tronfio dei risultati raggiunti dalla sua ordinanza, il sindaco del piccolo centro delle Madonie decide di osare di più e pubblica una seconda immangine nella quale mostra i suidi appesi per una zampa al soffitto di quello che sembra essere un mattatoio. I loro corpi dissanguati, squartati e mutilati (privati del capo e degli arti) vengono mostrati senza remore, senza alcun rispetto neppure per coloro che potrebbero sentirsi turbati dall’inutile spettacolarizzazione di quella morte.
Immagini che, giustamente, hanno scatenato non soltanto l’ira e lo sdegno di animalisti e ambientalisti, ma anche la rabbia di quella parte sempre più ampia di popolazione che non rimane insensibile di fronte a sofferenza e dolore.
Reazioni che il sindaco e l’amministrazione di Castelbuono di certo non si aspettavano, convinti che la seconda versione dell’ordinanza (la prima, datata 28 febbraio, è stata ritirata) avrebbe ottenuto i più larghi consensi. E invece no, perché il provvedimento di abbattimento è stato impugnato davanti al prefetto di Palermo.
Sulla bacheca del sindaco piovono lo sdegno e il disgusto di quanti hanno denunciato l’irregolarità dell’ordinanza sindacale e l’impossibilità di procedere a qualsiasi forma di abbattitimento senza preventivo censimento della specie, una valutazione che nelle Madonie non si effettua dal 2011, e l’esistenza di validi ed efficaci metodi di contraccezione.
Ad essere contestata dagli animalisti anche la palese assenza di controlli, sopratutto in un momento storico nel quale si registrano casi di tubercolosi e brucellosi umana legati al consumo di carni infette, perché nell’ordinanza si parla laconicamente di “personale esperto” al quale viene affidato abbattimento, corretta applicazione dell’ordinanza e controlli sanitari sui capi abbattuti.
Commenti sgraditi che hanno scatenato la fazione pro ordinanza, quelli "dal grilletto facile", per intenderci, secondo i quali qualunque questione, argomento o problema è risolvibile in un solo modo: eliminandolo fisicamente.
Sproloqui e stereotipi, non particomente brillanti, hanno accompagnato i commenti con i quali i pochi sostenitori del provvedimento sindacale hanno mostrato i flaccidi muscoli, accusando vegani e animalisti di aver distribuito offese e insulti gratuiti e persino, attenzione, di fanatismo religioso.
Peccato che i vegani, coloro che hanno eliminato dal proprio regime alimentare carne, pesce, latte, uova e altri prodotti di orgine animale, circa 1milione 800mila persone in Italia, non uccidano nessuno, non arrechino sofferenza al prossimo e, nell’ambito di una cultura che rispetta la vita in tutte le sue forme, accolgano l’ambiente così come il Padre eterno lo ha creato. Decisamente una pericolosa setta di sovversivi che qualcuno apostrofa, senza conoscere evidentemente il senso e il peso delle parole che usa, come naziVegani.
Dall’altra parte, invece, i presunti “pacifisti dell’ultima ora” si dichiarono pronti ad imbracciare i fucili, invitano le donne che contestano l’ordinanza a “tacere e a stare al proprio posto” e augurano a coloro che si schierano contro l’ordinanza di fine al più presto tra le fauci di un cinghiale. Insomma un vero e proprio inno alla vita, che si ispira in tutto e per tutto al celebre Cantico delle creature.
E sempre richimandosi rigorosamente alla regola francescana, qualcun’altro deride (ecco l’accusa di fanatismo religioso) il commento di una internauta, la quale ricorda all’amministrazione del Comune delle Madonie l’esistenza del quinto comandamento: non uccidere.
Infusi di scienza e sapere a piene mani, i “pacifisti” di Castelbuono si scoprono edotti di testi sacri (chissà, magari qualcuno ha anche contribuito a scriverli in una vita precedente) e con estrema sicumera affermano che no: il quinto comandamento non riguarda gli animali ed è quindi cosa buona e giusta ucciderli e massacrarli indistintamente. Un’interpretazione estensiva, insomma, nella quale si legge anche ciò che non è scritto.
Peccato che il quinto precetto si limiti a due sole, semplici parole: non – uccidere, non c’è altro.
Ora, c’è da chiedersi, quale esponente del creato sia stato, o sia ancora, così in confidenza con il Re dei cieli da ottenere un’informazione tanto riservata; magari l’Onnipotente ha deciso di nominare a sua insaputa (cosa che al momento va per la maggiore) un portavoce, un interprete ufficiale, un facente funzioni, per intenderci.
Così, l’appello ai testi sacri si trasforma in una sorta di assicurazione celeste su misura, una garanzia con copertura totale nei confronti di qualsiasi idiozia, dove ciascuno potrà metterci un po’ del suo, libero di appagare il proprio delierio di onnipotenza.
E invece no, non siamo Dio e non abbiamo nessuna corsia preferenziale in questo universo.
Niente incenso, dunque, niente trionfi, niente corone d’alloro.
Emma De Maria