“Beyond the truth”. Rigore e seduzione nella personale di Michele D’Avenia
Una dimensione cromatica che affascina, una morbidezza delle forme che attrae e inesorabilmente seduce e una cifra stilistica limpida in grado di annullare ogni dimensione spaziotemporale. Così, il bronzo si trasforma in seta, il marmo il carne, la pittura in immagine madida di corporalità.
“Beyond the truth” è il titolo della personale di Michele D’Avenia, un’esposizione che segna uno dei momenti artisticamente più significativi della rassegna “R-esistenza d’artista. Visioni d’arte contemporanea”, curata da Saverio Pugliatti.
Pittore e sculture di fama internazionale, la declinazione artistica di D’Avenia è espressione e compendio di una produzione stilistica profonda, all’interno della quale la tradizione della tecnica e l’intensità della creazione si fondono in un’alchimia praticamente perfetta.
Luci e ombre, chiaro e scuro: uno sposalizio tra giochi di luce nella purezza delle linee e nella fisicità della materia.
A presentare ad una ricca platea l’opera di D’Avenia, il critico d’arte Giampaolo Chillè: “E’ un percorso d’eccellenza quello che accompagna la formazione dell’artista. Un’opera, la sua, che non necessita di un particolare approccio critico, perché intrinsecamente dotata di una qualità straordinaria e non comune che consente a questa produzione artistica di essere immediatamente compresa da parte del pubblico. E’ chiaro, naturalmente – prosegue l’esperto – che la comprensione si articola in differenti livelli. D’Avenia però, ha l’importante merito di arrivare ad essere compreso da una platea estremamente variegata”.
Pitture e scultore, l’anima di D’Avenia si approccia alla creazione artistica nel solco del rigore tecnico e della seduzione stilistica: “Rigore e seduzione sono questi gli aggettivi che colgono l’essenza più profonda di questa personale; dove il rigore è l’elemento che caratterizza la tecnica dell’autore. Una tecnica straordinaria – spiega Chillè – ricordo della migliore tradizione italiana ed europea che rievoca Caravaggio, per ciò che riguarda gioco di luci, e la pittura fiamminga, per ciò che attiene l’attenzione al dettaglio.
Nell’opera di D’Avenia si conferma una capacità unica: quella di trasferire sulla tela oggetti e soggetti in una dimensione all’interno della quale questi divengono più belli del vero. Un rigore che si manifesta anche nel magistrale uso, da parte dell’autore, degli spazi; anche qui ogni elemento è fortemente bilanciato ed equilibrato. Ciò che emerge – spiega l’esperto d’arte del Rinascimento – è un rigore compositivo che è ricercatezza assoluta”.
Nell’accezione più pura del termine, quella cioè di “condurre a se”, la seduzione è uno degli elementi più caratteristici della declinazione di D’Avenia. Un tratto caratterizzante che richiama l’attenzione dell’osservatore sia nel complesso, sia nell’unicità dei singoli elementi: “E’ un’allusione che va ben oltre l’immediata percezione. L’opera, infatti – argomenta Chillè – va oltre il realismo contemporaneo. Se gli iperealisti tendono a cristallizzare un momento qualunque della realtà, D’Avenia, invece, ne intrappola un istante che racconta il bello. Una delle caratteristiche della sua cifra stilistica è la dimensione narrativa, che racconta il presente, ciò che vediamo nell’immediato, e il futuro, quello che potrà accadrà. Penso, ad esempio – prosegue – ad alcuni oggetti che sono in primo piano, come la rappresentazione di una collana di perle su di un tavolo. Un gioiello che è stato indossato da una donna, il passato, che adesso si trova altrove, nello spazio temporale”.
Un posto privilegiato, nella pittura di D’Avenia, è riservato poi alla tecnica della natura morta: “Una dimensione figurativa che va oltre quella rappresentata da Caravaggio e abbraccia una tradizione cinquecentesca lombarda. Una pittura estremamente naturalistica che ha dato voce a importanti artisti che trovano il loro più alto precursore, tra fine ‘400 e inizi ‘500, con il naturalismo di Leonardo da Vinci”.
Altra indiscussa protagonista dell’opera di D’Avenia è la donna: “Svestita o semi svestita, l’immagine femminile riprodotta dall’autore non si concede mai allo spettatore, non lo guarda mai negli occhi. La sua figura è sfuggente – spiega l’esperto – spesso rappresentata di spalle, una scelta che apre a dinamiche strettamente connesse a ciò che quell’immagine di donna sta osservando. Un limite che sembra mettere in correlazione lo spazio pittorico con quello reale, secondo una tradizione coltissima che si richiama ad Antonello da Messina”.
Tra le opere esposte nella personale dell’artista, che sarà possibile visitare sino al prossimo 1 maggio nella sala esposizione del teatro Vittorio Emanuele, anche cinque sculture, realizzate con materiali differenti: bronzo, gesso, marmo.
“Siamo di fronte a una ricercatezza assoluta, che supera la materia, forgiandola, trasformandola e, infine, rendendola fruibile in maniera profondamente differente rispetto a ciò che era. Un elemento che felicemente si ricollega ad alcuni tra gli esempi più alti della nostra storia dell’arte – sottolinea Chillè – e rievoca la morbidezza del marmo del Canova e del Bernini”.
Pittore e scultore, la declinazione artistica di D’Avenia avvicina le sue opere pittoriche a quelle scultoree e viceversa: “Un’accezione cromatica fuori dal comune, enfatizzata da un attento allestimento della sala esposizioni e a pochi piccoli accorgimenti, che si propone al pubblico in tutta la sua emozionale pienezza”.
A presenziare all’inaugurazione della mostra anche il neo assessore alla Cultura della giunta Accorinti, Daniela Ursino, alla sua prima uscita pubblica dopo la nomina ufficiale: “Sebbene non mi sia ancora insediata, il mio incarico avrà inizio a partire dal mese di maggio – premette – ci tenevo ad essere qui. D’Avenia è un grande artista che rappresenta Messina non solo in Italia, ma anche all’estero. Mi auguro che l’evento di oggi possa aprire a strada a una lunga e fruttuosa collaborazione tra il Comune ed ente Teatro, ma anche con molte altre realtà, come ad esempio l’università. Ho sempre immaginato dei percorsi di contaminazione tra tutte le forme d’arte – spiega il neo assessore – una collaborazione che, in una veste non istituzionale, mi ha visto affiancare il presidente Maurizio Puglisi nel 2013”.
L’assessore Ursino delinea anche la linea che caratterizzerà il suo mandato: “Il mio obiettivo è quello di riuscire a valorizzare quegli artisti messinesi che si sono formati lontano dalla nostra terra. Personalmente credo – conclude il neo assessore – che le esperienze di coloro che sono andati via possano arricchire il nostro territorio. Oggi il nostro teatro è vivo, con un ricco calendario culturale fatto di spettacoli, musica, mostre”.
Figurante, scenografo, decoratore e, infine, artista con Lucio Barbera, D’Avenia rivendica il proprio indissolubile legame con lo storico teatro cittadino: “E’ una grande emozione per me vedere le mie opere esposte al Vittorio Emanuele . Questo luogo riporta alla mia mente tanti ricordi e rievoca bellissime sensazioni. Un contenitore meraviglioso, che è la casa dell’arte in tutte le sue declinazioni, una vetrina che, sono certo, saprà dare sempre maggiore spazio all’arte”.
Emma De Maria